Come è consuetudine, in occasione del 76° anniversario della Liberazione, gli operatori del Servizio Animazione della Casa protetta comunale La Coccinella hanno raccolto le memorie di un gruppo di anziani ospiti sugli avvenimenti del 25 aprile 1945.
«Per tutti noi è stato un anno faticosissimo, ma la gioia d'incontrarsi con la possibilità di potersi raccontare rimane - racconta Maria Pia Fucili del servizio Animazione della cooperativa Elleuno che gestisce la struttura -. Condividere dolore e gioia è sempre importante, salutare, ci fa sentire uniti in una dimensione in cui l' “io” e il “tu” perdono i confini nel territorio dell'esserci insieme, e il dolore può stemperarsi facendo emergere anche il ricordo di momenti gioiosi e leggeri. Chi ha partecipato alla raccolta di queste memorie ha preso parte con diversi contributi: chi ha condiviso parole, chi il proprio silenzio attento, chi un sorriso».
Questa la piccola raccolta di memorie:
«Eravamo sfollati dai miei nonni, a S. Maria di Codifiume e il giorno della Liberazione è per me un ricordo indelebile: ero in un rifugio ed era il compleanno di mia cugina. Quel rifugio era stato costruito dopo che io e la mamma una sera dovemmo attraversare un campo e fummo sorprese da un bombardamento in cui rischiammo la vita, ricordo ancora le mitragliate con tanta paura. Nel rifugio a volte arrivavano anche persone di passaggio, sorprese all'improvviso dall'arrivo di Pippo, e poteva succedere che dividessero con noi il poco cibo che avevano, una volta anche un salamino piccolo. Appena arrivò la notizia dell'arrivo dei soldati che ci liberavano, successe che c'era chi cantava l'Internazionale, chi pregava, e all'improvviso tutti erano diventati buoni, nessuno litigava più. Quel canto mi è rimasto nel cuore e ogni tanto lo ricanto da sola e mi fa contenta».
«Durante la guerra mi toccava di andare ad aiutare i tedeschi a portare le munizioni, e non mi piaceva, ma ero obbligato. Per quaranta giorni non ho avuto il mio “catuein”, così ero rimasto senza soldi, mangiavo sempre insieme agli altri solo castagne e polenta. Il giorno della Liberazione avevo sedici anni e abbiamo attraversato il fronte a Sassoleone per andare dagli americani, che ci hanno dato ogni ben di dio, sigarette a volontà, scatolette, gallette e la “ciuculeta”».
«Il 22 aprile avevo solo sei anni, e ricordo solo che tutti erano felici, e i polacchi che ci regalavano la cioccolata. Poi che i tedeschi prima ci avevano occupato la stalla e portato via le mucche, ma il babbo ne aveva nascosto una legata nel fienile, che ci dava il latte».
«Io abitavo in Liguria e quel giorno è stata una gran festa, c'erano tante fanfare ed eravamo tutti contenti, ci siamo divertiti a ballare con un'orchestra grande coi nostri vestiti migliori per le strade della città».
«Alla mia domanda “Ma eravate contenti?” la risposta è “Ai craid anca mè”, con il sorriso di tutti». conclude l'animatrice Maria Pia Fucili.
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