Descrizione
La chiesa di San Martino di Montecalderaro è stata distrutta durante l'ultima guerra mondiale dai bombardaemnti delle truppe tedesche, che cercavano di contrastare l'avanzata delle truppe alleate.
Il luogo ove sorgono i ruderi dell'ex chiesa di S. Martino, pur nell'attuale stato di abbandono, è certamente un'emergenza paesaggistica ed ambientale.
Il rilievo sovrasta in modo netto le valli del Sillaro e della Quaderna e lo sguardo può spaziare su tutta la pianura e, nelle giornate limpide, fino al mare, quindi si tratta di una emergenza anche dal punto di vista panoramico.
L'importanza non si limita solo a questo aspetto morfologico. Tutta la zona che attualmente gravita attorno a Montecalderaro ha avuto in passato notevole importanza dal punto di vista insediativo, religioso, politico e militare, avendo come centro la Pieve di Monte Cerere.
Di un Celeris Pagus si ha notizia nel 749, occupato con Budrio e Medicina dal re longobardo Astolfo. Attorno all'anno 1000 il Pago Celere è citato in diversi contratti di compravendita e in documenti dell'Abbazia di Nonantola, in cui si nota la sua giurisdizione che arrivava fino alla via Emilia e all'Idice e in pianura fino a Castenaso.
La zona era munita di castelli, la documentazione scritta è del 1176 per quello di Frassineto, del 1223 per Vedriano, del 1282 per Montecalderaro, anche Varignana è citato come castrum della Pieve di Santa Maria in Pago Celeris in documenti del 973.
Si può ragionevolmente considerare che la zona fosse un importante insediamento già dall'ottavo secolo.
La prima notizia documentale della chiesa di S. Martino compare in un elenco del 1315, ma certamente, vista l'importanza della zona, preesisteva da molto tempo, anche se mancano documenti scritti. Successivamente fu varie volte riparata e ristrutturata. L'edificio che è esistito fino alla distruzione bellica era quello risultante dalla riedificazione e ampliamento del 1699.
Si può, a ragione, ritenere che il sito sia stato utilizzato come sede di struttura religiosa dall'ottavo o nono secolo alla data della distruzione. Si ha notizia di ritrovamento anche di materiale romano, che, senza ipotizzare un tale arretramento temporale, indicherebbe comunque un riuso, tipico dell'alto medioevo.
Da tutto ciò deriva l'importanza da un punto di vista archeologico del sito, l'alta probabilità che esistano tracce di questa lunga storia e la possibilità di ricavare informazioni che potrebbero integrare le grosse lacune della documentazione scritta che riguarda in generale il territorio castellano.
Infine la storia recente: la zona è stata sede di diversi episodi bellici, di distruzioni, di perdite umane, tutto ciò è ancora vivo nella memoria dei residenti. I ruderi della chiesa non sono solo testimonianze archeologiche, ma testimonianza di una memoria da mantenere viva.
Gli abitanti di Montecalderaro sono molto sensibili a questa esigenza.
L'iniziativa presa in occasione del 50° anniversario della fine della guerra con la croce montata sull'altare distrutto simboleggia il loro desiderio che non si dimentichi.
Le rovine stesse rappresentano un monumento, un monito contro la guerra, i ruderi ancora integri andrebbero forse consolidati, non solo per recuperare aspetti e decorazioni ancora pregevoli di una costruzione dell'inizio del 700, ma anche per ciò che rappresentano come testimonianza. Cripta romana sottostante la chiesa di S. Maria e San Lorenzo di Varignana
Piazza San Lorenzo, 2 Varignana-Palesio
La millenaria Cripta si trova nella Chiesa di S.Maria e S.Lorenzo di Varignana Antiche sono le origini della Chiesa e della Cripta di S.Maria e S.Lorenzo di Varignana, come dimostrano le citazioni presenti nel testo del Calindri del 1783 che attribuisce il complesso al IX e X secolo eretto su un precedente luogo di culto ".
Le prime testimonianze risalenti al 1300 indicano la chiesa come luogo di culto del pievato di Monte Cerere.
Nel 1376 in seguito a modifiche apportate dal governo bolognese, venne istituito il vicariato di Varignana, probabilmente per la sua posizione geografica avanzata sul confine tra l'area bolognese e romagnola.
In tale occasione furono sottoposte alla propria giurisdizione Montearmato, Casola Canina, Pizzocalvo, Montecalderaro, Stifonte, Rocca Malapasqua, Zena e Ozzano.
Come dimostra una incisione del 1578, la chiesa sorgeva vicino alla torre che un tempo dava accesso al borgo di Varignana sul lato di levante, come dimostrano oggi le rovine dell'antico cassero e i macigni di selenite posti all'esterno lungo l'abside della chiesa, corrispondenti alle vecchie mura.
La struttura rimasta inalterata nel tempo, appartenente all'esperienza architettonica protoromantica, evidenzia chiaramente lo schema planimetrico di tipo "oratorio", che si diffonde nell'ambito europeo nel IX e X secolo, con testimonianze più vicine rappresentate dalle chiese di S.Francesco a Ravenna e l'Abbazia di S.Naborre e S.Felice a Bologna.
La cripta è stata soggetta a precedenti restauri; nel 1924 la Regia Soprintendenza dell'Arte medioevale diede inizio a una serie di interventi che furono interrotti dagli eventi bellici. I lavori furono ripresi nel 1946 con diverse metodologie, e completati nel 1958, durante la ricostruzione della chiesa danneggiata, definendo con questo ultimo intervento lo stato attuale.
Nel 1999 è stato portato a termine un ulteriore intervento di sistemazione e restauro che hanno ancor più valorizzato le caratteristiche di questo pregevole monumento, forse il più antico del territorio.
Modalità di accesso
Il luogo non è accessibile (vedi descrizione).
Indirizzo
Via Tanari, 13300 - Castel San Pietro Terme (BO)