In occasione delle celebrazioni in programma per la Giornata della Memoria, il Comune di Castel San Pietro Terme organizza al Cassero Teatro Comunale lo spettacolo della compagnia Teatro La Baracca
"LETTERE DI TEDESCHI ovvero il gelataio di Amburgo e altre grigie storie" tratto da
"I Sommersi e i Salvati" di Primo Levi.
Commento ed elaborazione drammaturgica originale di Maila Ermini, letture di Gianfelice D’Accolti.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA entro le ore 12 del 24 gennaio 2025Info: Servizio Cultura - Tel. 051/6954112-159-150 - Email
cultura@comune.castelsanpietroterme.bo.it«Questo spettacolo – afferma Maila Ermini -
intreccia la storia “alta” con quella personale di mio padre e mio nonno, che per molti anni non hanno raccontato la loro storia. E’ così che sono arrivata a “I sommersi e i salvati” di Primo Levi».“I sommersi e i salvati”, è l’ultimo libro di Primo Levi, pubblicato nel 1986, in cui analizza la vita nei Lager, in particolare il rapporto fra le vittime e i carnefici, tentando di uscire anche da una ormai per lui irritante interpretazione della tragedia dei campi di concentramento in chiave di “banalità del bene”.
Nell’ultimo capitolo Levi pubblica le lettere ricevute dai tedeschi dopo la pubblicazione della traduzione di “Se questo è un uomo” in tedesco (Ist das ein Mensch?) fatta dal partigiano Heinz Riedt, e le commenta e discute con la sua caratteristica, lucida analisi antropologica e morale, focalizzandosi sulla cosiddetta “zona grigia” nei campi di concentramento e, anche, non meno importante, sul suo rapporto col traduttore in Germania, che tra l’altro era stato un partigiano in Italia, oppositore di Hitler... Levi, nel trattare l’argomento, non è mai convenzionale o celebrativo, non vuole, incredibilmente, svolgere il ruolo di vittima, ma attacca e polemizza anche con sé stesso.
«Il sottotitolo, ovvero del Gelataio di Amburgo e altre grigie storie, – spiega Maila Ermini -
si riferisce alla vicenda della mia famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale che, come Levi, appartenne alla categoria dei “salvati”: un nonno riuscì a scappare proprio dalla sua destinazione ormai certa verso il campo di concentramento di Mauthausen; e mio padre, con i genitori gli zii e i fratelli, visse insieme ai tedeschi in ritirata per quindici lunghissimi giorni. Sperimentando di fatto in uno stato di concentramento, anche se mai riconosciuto come tale. Ma fu così, come racconterò - e in questo c'è un parallelo forte con le riflessioni di Levi - che loro non furono “sommersi”, ma “salvati”».